È un film potente, Room , di una potenza sfaccettata, che può rimare col disagio, anche estremo, che prende lo spettatore alla primissima sequenza, quando gli viene chiesto di credere con Jack che la prigione di pochi metri in cui un maniaco ha rinchiuso una ragazza di diciassette anni e poi suo figlio fin dalla nascita, sembri ampia e accogliente, una vera casa, che non manca di nulla. Oppure può rimare con tensione, speranza, paura, gioia immensa o immenso sollievo, come accade nella scena sul furgone, una delle più emozionanti del cinema recente, così forte da lasciare in apnea. Merito della scelta del punto di vista, quello di Jack, appunto, il più inconsapevole tanto del male quanto del bene, ma anche della regia ad immersione e della sceneggiatura ad opera della stessa scrittrice del romanzo di partenza, Emma Donoghue, che conosce quei personaggi meglio di chiunque altro…
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