Shakespeare funziona dappertutto e in ogni epoca, perché racconta storie e sentimenti che possono essere tranquillamente riportati ai nostri giorni. È questo quello che tenta di dimostrare la prolungata ricerca di Al Pacino, che, nel film, interpella e scambia opinioni con attori come John Gielgud, Vanessa Redgrave, Kevin Spacey, ma anche con i passanti, compreso un tassista di colore. Al Pacino (all american, con tanto di berrettino di baseball con la tesa all'indietro) scommette su Shakespeare. Scommette di tasca propria (il film è prodotto da lui), lavorando per tre anni e mezzo nel tempo libero e utilizzando una formula alquanto ostica per il pubblico, a metà tra fiction e documentario. Il documentario ha il tempo scattante del miglior cinema americano 'di strada', è ironico, instancabile. Il dramma, invece, è nella tragedia, nella solennità oscura dello scenario e degli abiti di scena. Un andirivieni continuo, un amore sconfinato per il cinema e il teatro, un gran coraggio.
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