lacido Rizzotto, giovane segretario della Camera del Lavoro (33 anni) viene ucciso in un agguato di mafia ordinato dall'emergente boss Luciano Liggio. È il 1948. Tanto tempo fa. Ma il film di Scimeca è capace di ricordarne la vita raccontando una storia che, come è scritto nel prologo, "sarebbe potuta accadere in qualsiasi posto del mondo". Venti quadri di una ballata da cantastorie per ricordare, come dice Rizzotto nel film, che "I nostri nemici non sono i padroni ma noi stessi. Non si nasce schiavi o padroni, lo si diventa." Una lezione di responsabilità individuale troppo facile da dimenticare e che va invece ricordata. Senza 'se' e 'ma'.
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