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La porta del cielo (1945)

Storia di un pellegrinaggio in treno a Loreto con una serie di casi pietosi: un ragazzo paralitico aiutato da un'orfana, un pianista che ha perduto l'uso di una mano, un operaio cieco, accompagnato da un compagno responsabile del suo infortunio. Prodotto da Salvo D'Angelo per la Orbis, finanziato dal Centro Cattolico Cinematografico, scritto da De Sica con C. Zavattini, D. Fabbri, A. Franci, C. Musso, fu girato interamente a Roma nel 1944 in condizioni precarie con la fotografia di Aldo Tonti. Film di transizione - e di occasione - nell'itinerario di De Sica alla sua 6ª prova registica, si fa apprezzare per il gusto dei dettagli realistici, la cura delle inquadrature, il rifiuto della retorica edificante, il suo fondo laico. "Il senso profondo e provvidenziale del pellegrinaggio non sta tanto nel fatto che i pellegrini siano liberati dalla loro sofferenza, ma che entrino in contatto con quella degli altri, e le si aprano. La favola poetica di cui Totò (in Miracolo a Milano ) sarà l'eroe non dirà la stessa cosa?" (H. Agel). Ebbe effimera distribuzione.

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