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Shadowboxer (2005)

Mikey e Rose vivono a Philadelphia, sono amanti appassionati e killer a contratto spietati. Mikey è un pugile nero con un'infanzia dolorosa alle spalle, Rose una sofisticata lady bionda che di quell'infanzia si è presa amorevolmente cura. Età anagrafica e colore della pelle non sono discriminanti per loro. Assoldati per uccidere la moglie, forse fedifraga, di un boss del crimine, scoprono che la donna è incinta. La gravidanza di Vicky diventa per Rose, consumata da un cancro all'ultimo stadio, una possibilità di redenzione. Nel giorno stabilito per eliminare Vicky nasce a sorpresa suo figlio. I killer che spezzano vite, questa volta la concedono fuggendo dalla città con la donna e il bambino per scampare la rappresaglia del boss. Lo aveva già fatto da produttore, Lee Daniels, incrociando le vite al limite di Halle Berry e di Billy Bob Thornton in Monster's ball fino ad avvinghiarle in un amplesso brusco e dolorosamente silenzioso. Lo fa di nuovo, questa volta debuttando alla regia, con Mikey e Rose, che uccidono senza sentimento dentro gli abiti e i tessuti di Vivienne Westwood. Il "ballo dei mostri" esibisce una coppia letteralmente in bianco e nero interpretata da Helen Mirren, algida componente della Royal Shakespeare Company e Cuba Gooding Jr., una sorta di Leon di bessoniana memoria con una vita da assolvere, la sua, e un'altra da avviare, quella del bambino di Vickie. È nella fuga e nella vita clandestina che si rivela la relazione che lega Mikey e Rose, fino a quel momento credibili come madre e figlio o come marito e moglie, o ancora come amanti. Lee Daniels, il primo afroamericano a produrre da solo un film, premiato con l'Oscar ad Halle Berry, coniuga gli opposti (sesso e morte, colpa e vergogna, sacro e profano, bianco e nero, grasso e magro) facendoli interagire in un modo straordinariamente naturale e mai acquiescente. In Shadowboxer la scissione tra l'atto sessuale e la sua rappresentazione non appare e non rischia mai il ridicolo, nemmeno quando è esteticamente e visivamente al limite del proponibile, come nell'intimità esplicitata tra il sottile dottor Don e la sua pingue infermiera, nemmeno quando è cupo, viziato, malato, violento, ritualizzato, giustificato e, alla fine, assolto dal sentimento.…

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