E' il 1978, ed una giovane coppia di sposini baresi è giunta da poco a Torino. Lei, Marisa, è una poliziotta carrierista, che vive in sogno avventure criminal-sentimentali, e odia il provincialismo in cui è nata e cresciuta. Lui, Aldo, nipote di un cardinale in odore di papato, è ragioniere capo di una azienda torinese. L'incontro-scontro con Biagio, un nullafacente fuoriuscito dal PCI e in contatto con ambienti malavitosi, cambierà radicalmente la vita di Aldo, che insieme a Biagio e ad un suo amico, Caimano, progetterà un colpo per sbancare il boss delle scommesse clandestine. E' un buco nell'acqua l'esordio nel lungometraggio del torinese Migliardi: nonostante la verve del sempre ottimo De Luigi, non va al di là di una stanca riproposizione degli stilemi classici della commedia all'italiana, con l'aggravante del maldestro tentativo di comporre un'opera socialmente impegnata. Già visto, e meglio, in Ecco noi per esempio, che il '78 lo faceva raccontare a Celentano e Pozzetto. Cameo di Omar Pedrini, leader del gruppo rock Timoria, nei panni di un prete hippie.
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