Il generale Eugene Erwing, eroe del Vietnam e del Golfo, uomo d'azione e intellettuale, una vera leggenda dell'esercito americano, per motivi di principio (ha disobbedito a un ordine ingiusto) viene internato in una prigione militare. Il comandante è un colonnello metodico e crudele, forse psicopatico, che vive malissimo la superiorità dell'altro. I detenuti eleggono Erwing loro capo morale e non solo. In una spirale di violenze e ingiustizie sempre più intollerabili, esplode la sfida fra il generale e il comandante, che ricorda quasi quella tra i due colonnelli deIl Ponte sul fiume Qwai. Alla fine Erwing, coi suoi uomini, prende possesso della prigione, con un'azione strepitosa. Naturalmente, come per tutti gli eroi, il prezzo da pagare è la vita. È magnifico rivedere Redford, davvero l'ultimo eroe del cinema, di nuovo forte e vitale (nei suoi 65 anni). La storia è perfetta durante tutta la schermaglia morale e la violenza implosa. Alla fine. quando invece la violenza deve esplodere (bisogna pur vendere i biglietti), il film diventa una specie di Rambo, con bombe, elicotteri e stuntmen. Tuttavia Redford, che ripassa il suo famoso Brubaker, riesce a neutralizzare quasi del tutto anche i fuochi d'artificio finali.…
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