Il primo ricordo di Giwar Hajabi è quello di una prigione. Rinchiuso coi genitori, militanti per la libertà curda nell'Iran di Khomeyni, in cella ci tornerà più volte e a ogni età, come una tappa ineluttabile e in una scalata 'criminale' che lo vede spacciatore adolescente, imprenditore, rapinatore e finalmente rapper. Perché tra una dose di cocaina e un pugno sferrato, Giwar coltiva il sogno di fare la sua musica. Il padre, celebre compositore curdo, gli ha insegnato a suonare il pianoforte, la madre, combattente resiliente, gli ha pagato per anni le lezioni private. Cresciuto a Bonn, dopo la prigione a Bagdad e l'asilo politico a Parigi, Giwar sogna l'oro del Reno e trova la redenzione nelle rime musicali.
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