Davis distrugge per poter ripartire, fa a pezzi l'involucro per raggiungerne il cuore, o il vuoto su cui ricostruire: se, a livello d'immagine, assistere alle mazzate che Jake Gyllenhaal inferisce alla sua cucina deluxe non manca di essere d'impatto, l'architettura mentale è basilare, monolitica; la forza è fisica, la metafora diretta. E di per sé non sarebbe certo un limite, solo che lo diventa, come un vizio: ogni volta il canadese pare non potersi accontentare. Ha già messo un carico da mille, in termini di idee e di emozioni coinvolte, a metà film, quando presenta Chris e sposta il fuoco sul rapporto tra Davis e il ragazzo, mettendosi di fatto a raccontare un'altra storia. Non si avvede che i suoi film si reggono in equilibrio su telai leggeri, li appesantisce oltre misura e quelli cedono…
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