Il pubblico televisivo l'ha conosciuto appena. Inquadrato spesso di quinta, con la luce tutta a favore dei suoi pupilli Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Rocco Chinnici ha impiegato anni prima di entrare a pieno titolo - nell'immaginario popolare - nel tragico pantheon degli eroi dell'antimafia. Tutta colpa, o merito, del suo carattere schivo: poche le interviste concesse, nessun proclama tv, scarsi i contatti con la stampa. Dovevano ancora venire (ma non ci avrebbero messo molto) i tempi in cui a chi combatteva la mafia era richiesto di trasformarsi in star, per propagare con urgenza il senso di una legalità che stentava a penetrare nel tessuto sociale.
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