Con Anghelopoulos non ci sono vie di mezzo: o lo si ama o lo si detesta. Il suo uso tanto raffinato quanto esasperato del piano sequenza. La sua attenzione maniacale alla composizione dell`inquadratura. I suoi tempi dilatati vanno sicuramente controcorrente rispetto al cinema di consumo. Ma conserva indubbiamente un suo fascino visivo, al di là delle scelte ideologiche che hanno sempre innervato il suo fare cinema. Questo primo film di una trilogia che vede l'Italia come coproduttore intende raccontare la storia della Grecia dall'emigrazione dalla Russia bolscevica sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lo fa, come si diceva, con grande rigore formale tanto che talvolta la storia dei due protagonisti di cui si raccontano le vicende sembra non contare…
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