Nella Cina della fine del XIX secolo visse un uomo, Huang Fei Hong, maestro di arti marziali che difese il suo popolo dai soprusi dei colonialisti britannici. Uomo buono e giusto, oltre che dotato di straordinarie abilità di combattimento. Assurto a vera e propria leggenda, la figura del maestro Hong è stata protagonista di svariate centinaia di gongfupian (film di arti marziali) dal dopoguerra ad oggi. Questa ennesima trasposizione su pellicola di questo personaggio è sicuramente la più ambiziosa e meglio riuscita: ne sono testimoni la messe di premi raccolti, i ben cinque sequel realizzati e la grande popolarità in tutto il mondo. Il perché di tanto successo è presto detto. OUATIC, infatti, non è solo infarcito da alcuni dei combattimenti più sbalorditivi mai visti (la lunga sequenza sulle scale di legno è da infarto) ma, rispetto a gran parte dei film dello stesso genere, dedica inoltre una cura e un'attenzione straordinarie al contesto storico e sociale del tempo. Non bastasse già il titolo a palesarlo, l'intenzione di Tsui Hark è di realizzare una sorta di C'era una volta in America cinese. Siamo lontani da quei livelli, ma non così tanto. Distanza che si riduce paurosamente se consideriamo i primi tre capitoli di questa saga come un corpo unico: una sorta di vademecum indispensabile per chi vuol conoscere il livello della cinematografia hongkongese degli anni '90, la Cina coloniale nell'immaginario collettivo odierno, e come Jet Li sia diventato quello che è…
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