Dorfman in cui esprime ancora una volta il suo eroe romantico, falso perdente, schlemiel solo presunto e incarnato superbamente da Jesse Eisenberg. A lui, che arde di esaltazione amorosa e voluttuosa ironia, Allen delega se stesso, un se stesso più giovane e insicuro, ancora afflitto dai problemi con le donne, che crede ancora alle parole definitive e non crede più alle scene madri. Fuori dall'ombra in cui ha costruito i suoi migliori ruoli e sovraesposto nella luce accecante della California, Eisenberg pronuncia con esitante eloquio parole meditate e consapevolmente sbilanciate al di là di se stesse, sciolte nella fluidità del dialogo e sostenute da un sottotesto ritmico di meravigliosa resa comica…
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