Alla morte del padre, Calvin eredita una bottega da barbiere a Chicago, ma decide di sbarazzarsene. Lo vende così ad uno strozzino locale, ma poi viene sopraffatto dal rimorso. Inutile dire che finirà in gloria, col negozio riconquistato e la comunità nera riunita di nuovo nel locale. Barbershop è stato uno dei successi a sorpresa della scorsa stagione americana, tanto da far parlare - insieme al blockbuster "Il mio grosso grasso matrimonio greco" della nascita di un nuovo cinema etnicamente connotato. Alla prova dei fatti però la pellicola non regge. La sceneggiatura è infatti assai gracile, e il divertimento assicurato dallo slang afroamericano - punto di forza dell'originale - va inevitabilmente perduta nel doppiaggio (peraltro decisamente non all'altezza). Alla fine sembra di assistere al pilot di una sit - com: nemmeno sgradevole, ma il cinema è - o dovrebbe essere - altra cosa…
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